
Gentile signorina,
(ignoro se signora)
di voi immediatamente
mi sono innamorato
Per la scrittura vostra,
stravagante,
per quella foto in rosso
che fa vedere niente
(ed intuire il tutto)
e per quel brano musicale
brutto
( il jazz, che orrenda frenesia!)
che con squisita grazia,
tuttavia,
nell’etere lasciaste.
E per il vostro animo,
infine,
che al mio parlare sa.
Ripeto:
I N N A M O R A T O
Ingombra la parola?
Amor ch’a nulla amato..
La citazion, son certo,
apprezzerete
(tronca volutamente
per dar di mia bravura
un saggio misurato)
e poscia aspetterete
ch’io sciolga la mia lingua
in languidi fonemi
dal suono musicale.
che inver mi fan sentire
cantor- conquistatore
Uh, che sbadato!
Udirmi non potrete
in questa letterina
scritta in rete.
Solo muti grafemi
le mie parol d’amore
Telefonar vorrei
ma tosti sono i costi
e lo scattar di scatti
scotta
Oh ingrata la tariffa,
che del bel dir mi priva!
Chattar potremmo invece.
Annuite? Oh me felice!
Pianifichiamo ordunque
Il dialogo cortese
che non conosce spese
All’una, d’un venerdi nascente?
O alle ventuno in punto
d’un dì di luna piena?
O quando le nuvole vedrete
sciogliersi in pioggia
ed io solo et pensoso
(Petrarca, or cito, lo notate?)
di compagnia sarò bramoso?
Che sento? Non potete?!?!?
Spero scherziate.
Non so se avete inteso:
IO, sono innamorato!
Ma innanzi a tal diniego,
appena pronunciato,
costretto sono a fare
marcia indietro
E per il duol ch’avete cagionato,
davanti ai lumi vostri or si palesa
un uomo costernato
pur sanza colpa
(vi piace l’arcaismo?)
e sanza alcun peccato.
Peccato!
( a chi della parola gratuito nutre il suono per troppo amor di sè )
